lunedì 29 ottobre 2012

Tanto mi piace guidare...

A breve, dovrò iniziare uno stage in #Azienda, che si trova ad una quarantina di chilometri da casa mia. Niente di grave, alla fine la strada è semplice e non dovrebbe essere trafficata, e fortunatamente ho a disposizione una macchina, quindi fin lì tutto a posto.
Lo stage è curricolare, quindi passa attraverso l'università, e deve essere approvato dalla mia relatrice di laurea, che ha la simpatica tendenza ad essere precisa e pignola in maniera allucinante, ma che fino all'anno scorso non si è mai occupata direttamente degli stage, dirottando sui tutor questo gravoso compito, salvo poi vedersi abbandonare da un buon numero di tutor, e decidere quindi di accentrare le funzioni.

Qualche giorno fa
#Edhel e-mail: Gentile #Relatrice, la informo che a breve inizierò lo stage in #Azienda, occupandomi di #Progetto così come concordato qualche mese fa.
#Relatrice e-mail: Va bene, mi faccia sapere dopo un colloquio quale sarà l'obiettivo dello stage e quali funzioni svolgerà.

Qualche giorno dopo
Vado a #Paesea40km, per parlare con l'azienda e definire bene quale sarà il mio compito e quali gli obiettivi. Parlo con il responsabile dell'area aziendale nella quale dovrò lavorare, gentilissimo, e con la responsabile personale, gentilissima pure lei. Definiamo quale sarà il mio compito, e su cosa dovrò lavorare.

La sera
#Edhel e-mail: Gentile #Relatrice, ho parlato con #Azienda, lavorerò su #Progetto, gli obiettivi saranno A, B, e C, ed il mio lavoro sarà E, F ed G.
#Relatrice e-mail: Mi scriva quali sono ESATTAMENTE gli obiettivi ed il suo lavoro, così non perdiamo tempo, e venga a colloquio da me giovedì prossimo.
#Edhel e-mail: Gli obiettivi e le funzioni sono nell'email precedente. Vanno bene? Così porto già i documenti da firmare

Silenzio di tomba.
???
Vabbè...
Nella nostra università, in caso di stage curricolari bisogna consegnare tutto firmato nell'ufficio tirocini una settimana prima dell'inizio dello stage, per assicurazione, varie ed eventuali.
Il mio piano era:

  1. Giovedì: Vado da #Relatrice, le faccio firmare i documenti
  2. Venerdì: Vado da #Azienda e gli faccio firmare i documenti
  3. Lunedì: Vado in Università e deposito tutto all'ufficio tirocini (Venerdì pomeriggio è chiuso -.-)
  4. Martedì-Domenica: ??. Vabbè, lavorerò sulla tesi.
  5. Lunedì successivo: Profit!! Ah, no...Inizio stage
Giovedì
Vado dalla relatrice. A parte il fatto che i colloqui erano alle 4, e lei arriva alle 4.30. A parte il fatto che arriva chiacchierando con un collega, e che fa entrare il primo studente alle 4.45, e a parte il fatto che visto che eravamo in metà di mille sono entrato alle 5.30...

#Edhel: Quindi questi sono i documenti da firmare, così li porto in azienda...
#Relatrice: Eh, ma non sono segnalati bene obiettivi e funzioni...
#Edhel: Scusi, ma glieli ho mandati per mail, lei non mi ha più fatto sapere nulla, pensavo andassero bene!
#Relatrice: Ma vede, lei nel progetto ha scritto che farà #Progetto, quando invece si occuperà solo di A, B e C...
#Edhel: Sì, ma infatti è segnalato che non mi occuperò anche della parte di bilancio e gestione, ma principalmente sull'analisi di mercato/concorrenti finalizzati all'estero, anche perché non credo che un'azienda prenda uno stagista a fare le strategie, no?
#Relatrice: Eh, ma qui c'è scritto #Progetto, e #Progetto contiene anche tutte le aree di competenza di bilancio, gestione e strategia.
#Edhel: Lo so, però le ho anche detto via mail che io mi sarei occupato solo dell'altra parte, ma lo scopo finale è #Progetto, e che quindi le parti non di mia competenza mi saranno fornite dall'azienda!
#Relatrice: Ma allora perché hai scritto che farai #Progetto?
#Edhel: Perché alla fine io farò #Progetto! Alla tesi porterò #Progetto! Solo che una parte di esso mi verrà data già fatta dall'azienda (#Progetto è diviso in quattro parti, A, B, C e D) mentre delle altre mi occuperò io.
#Relatrice: Beh, allora segni che si occuperà solo di A, B e C in funzione di #Progetto.
#Edhel: Ma è quello che c'è scritto!
#Relatrice: No, è segnalato male, deve rifare tutto...
#Edhel: Sì, ma professoressa, così io domani non posso andare da #Azienda a far firmare tutto, devo aspettare giovedì prossimo per vedere se a lei va bene... Così mi slitta tutto di due settimane, perché poi c'è il ponte! (Pensiero: Mi dovrei anche laureare io, prima o poi, sa?).
#Relatrice: Mi scriva per mail così le dico se va bene.
#Edhel: (Pensa: Ma se non la leggi mai!!!) Va bene, arrivederci.

Stamattina
E io ovviamente sono dovuto lo stesso andare da #Azienda a #Paesea40km, perché purtroppo la persona con cui dovevo incontrarmi era in riunione, e quindi non potevo chiederle per telefono se a lei stava bene rimandare a quando avrei avuto la documentazione firmata e di preparare il progetto come lo voleva #Relatrice via mail.
Quindi vado, mi faccio i miei allegri 40 chilometri (Anche se c'era un bel sole, ieri mi è arrivato un CD che aspettavo e quindi me li sono fatti anche volentieri, confesso) e quando arrivo, ovviamente, mi dicono che in effetti potevamo anche discuterne per telefono, ma vabbè, almeno mi fanno la fotocopia della carta d'identità.
Discutiamo il progetto, e adesso devo aspettare che mi mandino per mail la definizione precisa (Anche per loro la mia professoressa esagera), devo girarla a #Relatrice, aspettare che mi confermi, portarglielo, portarlo ad #Azienda e forse forse potrò iniziare 'sto minchia di stage.
E dire che sono due settimane che faccio su e giù da #Paesea40km ed avanti e indietro dall'università.

Fottuta burocrazia.

sabato 27 ottobre 2012

E meno male che gli italiani non capiscono l'inglese...

Ieri mi è capitato di sentire alla radio la canzone Whistle, di Flo Rida, uno dei grandi successi dell'estate, che in questi ultimi mesi ho sentito più e più volte un po' dappertutto.
Stavolta però, per caso, ho ascoltato un attimo il testo...
Per un attimo ho pensato di aver capito male, dato che, benché abbia un buon orecchio per l'inglese, del rap non riesco mai a capire nulla.
Arrivato a casa allora sono andato a leggerlo...

"Can you blow my whistle baby?
Whistle, baby, let me know
Girl, I'm gonna show you how to do it
And we start real slow
You just put your lips together
And you come real close
Can you blow my whistle, baby?
Whistle, baby, here we go"

Giuro che sono scoppiato ridere

Le canzoni estive hanno sempre parlato di "è estate, si va al mare, ci si trova, ci si diverte, magari si tromba anche", ma una canzone, dove il testo dice letteralmente "Blow my whistle" (Purtroppo una resa in italiano non rende, dato che "To blow" significa soffiare, ma anche "fare [azione che richiede una bocca ed una parte del corpo che le donne non hanno]") credo di non averla mai sentita.
Capisco in Italia, dove all'italiano medio se si chiede "What's your name?" rispondono "The cat is on the table", ma la cosa che mi stupisce è che all'estero questa canzone giri senza problemi!
In America, qualche anno fa, un tizio che aveva intitolato la canzone "Fuck you" e aveva dovuto cambiarla in "F*** you", ed ogni singola volta che diceva quella parola partiva il "Beep" della censura, e quindi mi aspetterei che una canzone con un testo come "Whistle" mi aspetto venga massacrato...
Ed invece niente!

Ed è ancora più comico che girando su youtube si trovino valanghe di ragazze che cantano cover... Ragazze mie, non è fisicamente possibile!
E magari queste stesse cantanti, quando fanno la cover di "Payphone" dei Maroon 5 (Altro successo dell'estate.. Sì, mi sono fatto una cultura di musica commerciale in questi giorni) nel ritornello non POSSONO cantare "All these fairy tales so full of shit".
No, devono dire "All these fairy tales so full of it".
Perché dire una parolaccia è sbagliato, ma uno può tranquillamente chiedere un [azione che richiede una bocca ed una parte del corpo che le donne non hanno] con un sottile gioco di parole si può.
Dio, amo gli americani....
Si tratta della stessa nazione nella quale un film in cui si vede un personaggio che fuma fa scattare automaticamente il divieto ai minori di 16 anni (Avatar, secondo gli americani, richiede 16 anni, mentre Saw 17), e dove è vietato bere per strada a meno che l'alcool non sia nascosto dentro ad un cartoccio, ma che allo stesso tempo fa prendere la patente a sedicenni e dove si può comprare qualsiasi arma con un preavviso di 5 giorni.

Penso che in Italia veramente in pochi si siano presi la fatica di andare a leggersi il testo e provare a capirlo, altrimenti non mi spiego la mancanza di polemiche, dato il livello solito dei nostri giornali e telegiornali... Mi vedo già speciali a Studio Aperto, intitolati "La musica travia i giovani?", magari anche un Talk Show dedicato in cui interverranno note figure della musica italiana a dire che, sì, una volta era diverso, no, questi non sono i messaggi da dare ai giovani, sì, è vergognoso, no, loro non avrebbero mai fatto canzoni del genere.
Ed un certo tizio, con accento vagamente germanico, vicino a Roma che chiacchiera da un balconcino "No, ragatzi, voi no askoltare kwesta musika, perché portare voi su strada perdizione. Voi no akkoppiare fino a ke sposati perché male. Ma se proprio dofete rikordate, voi no usare protezioni, o anima all'inferno!"

Comunque, per tirare le somme... Nella mia esplorazione dei successi di quest'estate (alcune canzoni sono veramente terribili) sinceramente non ho trovato altre canzoni con testi del genere.
Certo, pieno di canzoni, come (ricordo) "Promiscous" di Nelly Furtado di qualche anno fa, piene di ammiccamenti e sottointesi... Ma così mai!

Solo io ripenso con nostalgia a successi come "Dammi tre parole, sole cuore e amore"?
Almeno facevano ridere!

P.S. Che fine ha fatto De Andrè?



mercoledì 24 ottobre 2012

Recensione: Oath Bound - Summoning

Chiudete gli occhi.
Chiudeteli, ed immaginate la Terra di Mezzo, immaginate la mortale distesa di ghiaccio dell'Helcaraxë, dove i Noldor spiaggiarono in seguito al massacro dei loro fratelli Teleri, maledetti dai Valar.
Immaginate i boschi del Doriath, le maestose grotte dei Nargothrond, dove Fingolfin, il più nobile di tutti gli elfi, creò il suo regno.
Chiudete gli occhi, e sentite il passo cadenzato degli orchi, durante la Nirnaeth Arnoediad, la Battaglia delle Innumerevoli Lacrime, sentite la disperazione degli Noldor, dei Sindar, degli umani, mentre l'oscurità cala su di loro.
Ascoltate il pianto degli abitanti di Gondolin, la Città Nascosta, mentre cade, rivelata dal tradimento dell'infame Maeglin, l'elfo scuro.
E mentre le navi fuggono dal Porto Bianco, cercando invano di raggiungere Valinor, la Città Beata, mentre le armate di Morgoth vittoriose distruggono tutto ciò che incontrano sul loro cammino, in lontananza si ode il suono del corno di Oromë, il cacciatore, con Manwë, alla testa dell'esercito dei Valar, giunti fin nella Terra di Mezzo per sconfiggere Morgoth, il Signore degli Inganni.
















Oath Bound è un CD del 2006 dei Summoning, gruppo Black Metal austriaco, composto da soli due membri, ossia Protector (Chitarra, voce, tastiere) e Silenius (Basso, voce, tastiere).
Il Black Metal è uno dei sotto-generi del Metal che non mi ha mai ispirato, ed infatti, oltre ai Summoning, posso dire di conoscere solamente i Fleurety, con il loro Min Tid Skal Komme, e ben poco altro (Forse qualcosina dei primi Ulver).
Quindi, quando un mio amico mi aveva parlato di un gruppo Black che faceva musica ispirandosi a Tolkien ero da un lato preoccupato che potesse non piacermi, mentre dall'altro mi incuriosiva parecchio, dato che di album validi su Tolkien se ne trovano ben pochi (Nightfall in Middle-Earth, anyone?).
Il loro primo album che ho ascoltato è Minas Morgul (1995), un capolavoro, che mischia sonorità tipiche del Black Metal ad uno stile personalissimo, che ha permesso negli anni al duo austriaco di affermarsi come realtà solidissima nel genere.
I Summoning, infatti, hanno mantenuto con gli anni una matrice di base Black, ossia chitarre distorte, quasi gracchianti, batteria molto ritmata (Ma -salvo rare eccezioni- senza l'ormai abusato blast beat), ma miscelandolo con tastiere epiche, cori potenti ed evocativi, un cantato sì black, ma comunque particolare.

Oath Bound è il loro ultimo CD, ed il titolo deriva dal Giuramento di Fëanor e dei suoi figli, evento chiave del Quenta Silmarillion, dato che dà il via all'esodo dei Noldor da Valinor, la Città Beata, verso la Terra di Mezzo, in cerca di Morgoth, il Signore degli Inganni che aveva rubato i Silmaril, uccidendo Finwë, padre di Fëanor.
L'album dura 69:08, quindi è molto lungo anche non solo per i canoni Black, ed è composto da 8 pezzi, magistralmente messi insieme dal duo austriaco.
Le sonorità Black dei primi album sono quasi un ricordo, per quanto la distorsione delle chitarre e della voce le richiamino, ma ormai i Summoning sono un gruppo quasi Ambient.
Il loro punto di forza, infatti, non è tanto la musica, ma l'atmosfera che trasmettono: ascoltare questo CD ad occhi chiusi è infatti un viaggio verso il mondo descritto da JRR Tolkien.
A tratti sembra quasi una colonna sonora, dove le maestose tastiere ci portano sotto la fortezza di Morgoth mentre tortura Huòr, ci strappano dalla realtà, per gettarci in pasto agli orchi ed ai loro canti di guerra.
Si tratta di un viaggio, ma questo, purtroppo, non è un CD per tutti.
La voce, specialmente quella di Silenius, non è per niente facile se non si è abituati a sentire lo scream, quasi gracchiante e malevola.
Le chitarre -a momenti- sembrano quasi grattare il disco, mentre la batteria, magistrale, può sembrare ossessionante a chi non è ben abituato al genere.
Sinceramente vorrei evitare di fare un track-by-track, per il motivo detto nella recensione precedente, ossia che non ho nessuna competenza in musica, e probabilmente risulterei ripetitivo e direi anche parecchie cazzate.
Però ci sono due canzoni che voglio assolutamente segnalare: la prima è Might and Glory, quarta traccia dell'album, e soprattutto la canzone finale, ossia la spettacolare Land of the Dead.

Questa si apre con delle malinconiche note di tastiere, che saranno la melodia principale di tutta la canzone, e che per quanto semplici trascinano subito nell'atmosfera voluta.
Dopo un attimo, ecco entrare anche la batteria e le chitarre, ad accompagnare la tastiera, mentre un flauto solitario risuona sopra tutto il resto, con una melodia che chiamare epica è riduttivo.
Ecco allora la voce di Protector, lontana e soffusa, cantarci i boschi e le terre mai calpestati da essere vivente.
La voce sembra eterea, a tratti straziata e straziante, a tratti pare quasi dolce, mentre la tastiera ripete senza soluzione di continuità il giro iniziale.
Fino a che tastiera e voce si placano, solo le chitarre continuano nel loro disegnare una terra vuota, arida e maledetta. Mentre il flauto torna a farsi sentire, sovrastando nuovamente tutto il resto, e dandoci un'idea di quello che sta per venire.
Perché dopo una ripetizione, al minuto 7:31, ecco che arriva.
Gli strumenti si fermano, anche le chitarre, che fino a quel momento non avevano mai smesso di tessere la loro trama tacciono.
Ed epico, maestoso, uno spettacolare coro si innalza.

"Upon the plain, there rushed forth and high
Shadow at dead end of night, and mirrors in the skies

Far far away beyond might of day
There lays the land of the dead of mortal cold decay"

E subito rientra la batteria, mentre la canzone prosegue, ed i Summoning raggiungono vette di epicità e atmosfera forse mai toccate nella loro discografia, per poi scemare in un finale da lacrime, dove il flauto solitario torna, per accompagnare il coro dei morti, che lentamente si spegne in lontananza, dolcemente, e strappa così l'ascoltatore dall'incantesimo tessuto dagli austriaci, epico e commuovente fino all'ultima nota.

Oath Bound è un disco particolare. Certamente difficile, soprattutto per chi non è "dentro" il Metal, e soprattutto non è abituato a sentire lunghi stacchi strumentali, cantato in scream, e atmosfere oscure.
Ma se vi piace Tolkien, e cercate atmosfere epiche e maestose, che vi possano portare dentro al suo mondo, allora vi consiglio caldamente di ascoltarlo, perché è secondo me un capolavoro.

lunedì 22 ottobre 2012

Fiocchi bianchi #2

#Qualcuno: Stai scherzando, vero?
#Guida: Ma no, state tranquilli, da qui è una cavolata arrivarci
#Qualcunaltro: No, scusa, fammi capire, sono le sette, è buio pesto, siamo stanchi, stiamo crepando di freddo e tu da qui in poi non sei sicuro della strada?
#Guida: Ma va, sono sicurissimo, altrimenti l'avrei fatta stamattina per stare certo!
#AmicoE: L'ultima volta che hai detto "tranquilli" stavo per finire in una scarpata
#Guida: Ma no, questo è il costone che vi dicevo, da qui si va avanti, entriamo nel prossimo bosco e poi siamo arrivati
#Qualcuno: Dai, ragazzi, almeno saremo là per la mezzanotte...
#Qualcunaltro: Dici? Secondo me forse anche per l'ammazzacaffè
#Qualcunaltroancora: Non esageriamo adesso...
#Guida: E piantatela... Su, muoviamoci!

E dopo aver accarezzato l'idea di prendere #Guida e buttarlo giù dalla montagna, ci siamo rimessi in marcia lungo questo costone, che praticamente era un lunghissimo versante della montagna completamente scoperto (Positivo: luce lunare. Negativo: completamente innevato), e dal quale in (molta) lontananza poteva sembrare forsemaforsenoameparedisìnonnesonosicuro di vedere il rifugio.
L'atmosfera ormai era decisamente tetra, perché se fin lì avevamo cercato di prenderla più o meno sul ridere (Chi con più successo e chi con meno, come #AmicoE, che dopo aver rischiato la caduta non era tanto in vena di scherzare, #AmicoM che era furibondo per la situazione e preoccupato per la tenuta fisica della sua ragazza, o #AmicoEM, che conosceva solo me ed #AmicoE, e quindi oltre ad essere incazzato nero non aveva nemmeno la confidenza per parlare con gli altri) ora che era calata la notte, e che la temperatura era ampiamente sotto lo zero cominciavamo seriamente a preoccuparci.
Io aprivo la fila, con la torcia ormai ben oltre la metà, ma giuro che dopo mezz'ora di camminata sembrava di essere ancora al punto di partenza: il "rifugio" non si avvicinava, e il bosco che avremmo dovuto raggiungere non si vedeva.

#Edhel: [sedendosi] Bon, ragazzi, io direi che ci conviene fermarci qua e chiamare qualcuno.
#Guida: Ma che stai dicendo? Siamo quasi arrivati!
#AmicoM: Senti, piantala di dire queste cazzate! Ad ascoltare te dovevamo arrivare due ore fa. Stiamo crepando di freddo ed andando a caso!
#Guida: Macché a caso, so perfettamente dove siamo!
#AmicoM: Ah sì? E allora dimmi, da qui quanto manca?
#Guida: Mah... Guarda, per me tra poco becchiamo il bosco, e poi da lì sono dieci minuti...
#Edhel: Senti, la pianti di prenderci per il culo? Doveva essere un'ora, ne sono passate almeno due e mezza e ancora il rifugio non si vede!
#Guida: Ma come no, guarda là!
#Edhel: Senti, ci stiamo muovendo trasversalmente a quel punto, quindi le opzioni sono due. O abbiamo sbagliato strada, oppure quello non è il rifugio!
#Guida: Ma no, guarda che appena entriamo nel bosco tagliamo dentro e ci arriviamo!
#AmicoM: Saranno come minimo due chilometri allora, e per te li facciamo in un quarto d'ora in salita in queste condizioni?
#Guida: Oh, non prendetevela con me se non siete nemmeno in grado di fare una passeggiata in montagna, io questa l'avrò fatta mille volte in metà del tempo, e senza problemi!
#AmicoM: Sì, forse IN ESTATE! Senza la neve e tutti gli zaini! E poi cazzo, potevi considerare che magari non tutti sono allenati ed esperti come te, no?
#Guida: Vabbè... Io proseguo, se avete voglia seguitemi.

Così si gira, prende e continua a camminare.
Dato che non abbiamo alternative ricominciamo a seguirlo, ma c'è da dire che la situazione è sempre peggiore, perché ormai siamo tutti anche abbastanza sudati per la camminata, e l'aria fredda non è che sia il massimo in una situazione del genere. Soprattutto non dopo che sei finito un paio di volte con le mani nella neve per appoggiarti in punti particolarmente brutti (Note to self: i guantini termici sono belli, comodi e caldi, ma se si bagnano sei fottuto).
Effettivamente dopo altri venti minuti di camminata finiamo in un altro bosco. Procediamo, ormai a metà tra il disperato e lo speranzoso e giungiamo ad un bivio.

#Qualcuno: Beh?
#Guida: Mmm... Non sono sicuro qui...
#AmicoM: Ma come non sei sicuro?!
#Guida: No, aspettate un attimo.... [Armeggia con il telefono, e chiama un numero]
#Tutti: ...
#Guida: Ciao! Come va? Tutto bene? Io sì, dai... Senti una cosa... Sto andando a #Rifugio assieme ad alcuni amici, ma siamo arrivati ad un bivio che non ricordavo... Come? Allora, siamo entrati da lì, siamo saliti, abbiamo girato su quel costone là, abbiamo tagliato all'albero lì, siamo andati avanti e abbiamo trovato questo bivio.

Alle sue spalle qualcuno piange, qualcun altro prende a testate gli alberi, un paio di persone fanno harakiri, ed il resto cerca rametti per dargli fuoco, almeno ci scaldiamo.

#Guida: No, non abbiamo girato là, ma lì. Ecco, bravo, in quel punto. E no, non è quel bivio, quello siamo andati a destra? Dici sinistra? No, non quello, quell'altro! Eh, infatti, era giusto, ora dovremmo essere appena sotto #Rifugio, ma non sono sicuro da che parte andare. A sinistra dici? Okay, perfetto, grazie mille, buon anno!
[Volgendosi verso di noi]
Tutto okay ragazzi, andiamo a sinistra!
#Edhel: Sei sicuro? A me sembra molto più battuto l'altro sentiero, questo sembra ci passino solo animali...
#Guida: Sicurissimo, me l'ha detto il mio amico che è venuto su mille volte! Tranquilli!

(Giuro che la telefonata è stata così. Magari non sono le parole esatte, ma il senso era esattamente quello)

All'ennesimo tranquilli stavamo per assassinarlo brutalmente e lasciare il corpo lì fino al disgelo, ma ci siamo fatti forza e l'abbiamo seguito a sinistra.
Io stavolta ero in fondo al gruppo, assieme ad #AmicoE, #AmicoM e la di lui ragazza, quando, dopo circa un quarto d'ora, sentiamo la voce del nostro amato leader dalla testa della colonna:

#Guida: Oh, cazzo!
#AmicoM: Cosa c'è?
#Guida: Strano...
#AmicoM: Cosa c'è?!
#Guida: Mmm... Il sentiero finisce qui...

Il "qui" era un altro costone innevato in mezzo al nulla. Ma quando dico nulla intendo NULLA.

#AmicoM: Eh, no, basta cazzo! Adesso torniamo indietro!
#Guida: No, guarda, qui c'è un minimicro sentiero, di sicuro è di qua!
#AmicoM: Di sicuro sto par di balle! Adesso chiamiamo il rifugio!
#Guida: No! Sono sicuro che è di qua!
#AmicoM: Col cazzo!
#Guida: Vabbè, io vado, se avete voglia seguitemi. Tu! (Rivolto ad un altro poveraccio che era con noi) vieni con me che hai una torcia! [E si incamminarono nel minimicro sentiero]

Ah, sì, le fiaccole ormai erano esaurite da mò.
Comunque, noialtri torniamo indietro un centinaio di metri, e ci troviamo in una radura che avevamo appena passato, almeno potevamo sederci e vederci tutti in faccia, dato che l'unica luce rimasta era la minitorcia sul berretto di #AmicoM.

#Qualcuno: E adesso?
#AmicoM: Adesso chiamiamo il rifugio, faremo la figura dei cretini, ma almeno arriviamo.
#Qualcuno: Okay... Cazzo, il mio cellulare non ha campo!
#AmicoM: Nemmeno il mio!
#Edhel: Manco il mio! Maledetta [compagnia telefonica tutto intorno a te, tranne quando ti serve]
#Qualcuno: Ma cazzo, siamo tutti [stessa compagnia di cui sopra]?
#AmicoE: No, io sono [Altra compagnia telefonica bianca, rossa e blu]! E il mio prende!
#Qualcuno: Chiama, chiama subito!
#AmicoE: Non ho il numero...
#AmicaI: Ce l'ho io! Tò, prendi!
#AmicoE: No, senti, chiama tu, io sto malissimo, non ho voglia di chiamare..

#AmicaI chiama il rifugio, e gli spiega la nostra situazione. I baldi alpini, ridendo, le assicurano che hanno capito dove eravamo e che sarebbero arrivati a prenderci nel giro di una decina di minuti.
Grazie a Dio #RagazzadiAmicoM aveva una maxibarretta di cioccolato, e devo ammettere che ci ha salvato la vita, anche perché la sosta nella radura ci aveva definitivamente congelato, visto che avevamo smesso di camminare e quindi ci eravamo raffreddati.
Quindi, eravamo al freddo, buio e anche parecchio persi.
Ma per fortuna avevamo il cioccolato!

Dopo una decina di minuti ci sembra di sentire delle voci nell'oscurità. Aspettiamo un attimo, ed effettivamente non ce le eravamo sognate! Una trentina di metri sopra di noi sentiamo che ci chiamano, e vediamo delle torce illuminare la notte.

#Tutti: Siamo qui! Qui! Venite a prenderci!
#Alpini: Okay, arriviamo!

Un paio di alpini (Non in servizio, avranno avuto tra i quaranta e i cinquant'anni) allora si catapultano dal sentiero su cui erano sul nostro, tagliando dritto attraverso la neve (Farlo in salita era impossibile, troppo ripido. E ve lo dico per esperienza, quando ho visto le luci degli alpini sono corso verso di loro come un disperato urlando "Veniteci a prendere!!!" cercando di arrampicarmi, con l'unico successo di infradiciarmi ulteriormente) e ci raggiungono.

#Alpino: Ma come avete fatto a finire qua?
#Qualcuno: Lunga storia... Ma la strada è giusta?
#Alpino: No! Ma non sapevate la strada? E vi mettete in viaggio in montagna?
#AmicoM: No, il nostro amico #Guida diceva di saperla...
#Alpino: E chi è di voi 'sto #Guida?
#AmicoM: Nessuno... Era convinto che un sentiero di là fosse la strada giusta ed è partito per i cazzi suoi...
#Alpino: Ma [Serie di parole poche ripetibili soprattutto in chiesa] dove sta andando? #Alpino2, vai a recuperarlo prima che finisca sa Dio dove...
#Edhel: Ehm... E noi?
#Alpino: Seguitemi, su...

Ci fornisce delle nuove torce, e ci fa tornare indietro, fino a... Il bivio! Quello che "Tranquilli, il mio amico l'ha fatta mille volte e ha capito dov'eravamo.
E... Mirabilia! SI ANDAVA A DESTRA!
E.... MIRACOLO! Fossimo andati a destra, nel giro di un quarto d'ora saremmo arrivati!
Una volta arrivati al rifugio prima ci hanno accolto come feriti di guerra abbandonati dietro le linee nemiche per mesi, ed una volta scaldati ci hanno preso per il culo per il resto della sera.
#Guida è arrivato una mezz'oretta dopo di noi con #Alpino2, che l'aveva raccattato prima che finisse nella provincia accanto, e stava discutendo che, sì, in effetti se avesse proseguito in quella direzione sarebbe arrivato, però facendo il giro intero della montagna, e che ci sarebbero volute almeno due-tre ore. Soddisfatto ci guarda e dice "Visto che comunque anche di là si arrivava?"

Impietositi abbiamo deciso di lasciar perdere...

La serata è stata veramente divertente, un capodanno particolarissimo, però meritava di esser fatto almeno una volta nella vita. Gli alpini sono veramente fantastici, cucinano benissimo e amano trincare, e quindi hanno trovato le persone giuste per fargli compagnia :P

Anche se il motto della serata è stato "Ma come si fa a perdersi per arrivare a #Rifugio?".

La mattina dopo ci hanno spiegato che abbiamo sbagliato totalmente, perché la strada migliore e più facile per arrivare a #Rifugio è partendo da #Paese, poi ce n'è un'altra da #Paese2. Noi gli diciamo che siamo partiti da #Paesetredall'altrapartedellaprovincia, e loro ci guardano come se fossimo pazzi.

#Alpino: Siete saliti da là? Ma è un percorso di merda, segnalato male ed in inverno fa schifo!
#Tutti: ...

La morale è stata che #Alpino ci ha fatti scendere con lui fino a #Paese, poi ha preso quelli con le macchine, li ha portati a #Paesetredallaltrapartedellaprovincia e recuperarle a casa di #Guida (Che nel frattempo, per dimostrarci che la strada non era così brutta, appena sveglio era sceso per i cazzi suoi) che ci aveva fatto partire da lì perché, appunto, ci viveva.
Recuperiamo le macchine, torniamo a #Paese, carichiamo gli ultimi superstiti, ci salutiamo, e torniamo finalmente a casa.

Salutati da "Ma come si fa a perdersi per arrivare a #Rifugio?"







P.S: Spezzo una lancia in favore di #Guida: so che in questa storia è sembrato un emerito deficiente, ed in effetti come tale si è comportato, ma non è così. Si tratta semplicemente di un incosciente, che ha totalmente sottovalutato la passeggiata, basandosi sui suoi standard di abilità montanara e senza pensare che non tutti sono come lui.
Nei giorni successivi si è scusato mille volte per quello che era successo perché, in ultima istanza, si era reso conto anche lui del viaggio che ci aveva fatto fare.
Non giudicatelo troppo male :)

sabato 20 ottobre 2012

Fiocchi bianchi #1

Un paio di anni fa, assieme ad alcuni miei compagni di università, abbiamo deciso di provare a fare un capodanno un po' diverso dal solito.
Invece del solito cenone a casa di qualcuno, l'idea era di andare in montagna, in un rifugio, magari di affittarlo, e di passare lì qualche giorno.
Dopo un po' di ricerche infruttuose, però, ci siamo accorti che affittare un rifugio era decisamente costoso, e che i pochi a buon prezzo erano già stati prenotati.
Abbiamo quindi deciso che, dato che volevamo comunque andare in montagna, di contattare un rifugio in cui si teneva una festa di alpini, e di unirci a loro, in un pacchetto che includeva cena, pernottamento e colazione.

Il nostro gruppo di impavidi decide di ritrovarsi alla base della montagna (Il rifugio era da raggiungere a piedi) verso le due di pomeriggio, visto che in inverno il sole ha la brutta abitudine di scendere presto, ma ovviamente riusciamo ad essere tutti presenti e pronti a partire solo intorno alle cinque ("No, sono uscito tardi dal lavoro!" "C'era traffico!" "Ah, non si partiva da #PaeseincasadiDioesoprattuttodall'altrapartedellaprovincia?" "Le cavallette! Le cavallette!!!").
Quindi, il nostro gruppo di baldi giovani si mette in viaggio, guidati da #Guida, ossia un nostro compagno di università supersportivo, che ha come hobby quello di andare a fare passeggiate in montagna, e che peraltro (Come suona male scritto?) era andato la mattina stessa a fare la passeggiata, giusto per essere sicuro di ricordarsela bene.

Il nostro amico #Guida ci spiega come la camminata sia veramente corta e semplice, e che in un'oretta al massimo dovremmo essere a destinazione, tranquillizzandoci sul fatto che il calare del sole non è un problema.
Allegri, fiduciosi e pimpanti, ci incamminiamo il fila longobarda per uno stretto sentierino in mezzo ai boschi, seguendo il nostro eroico leader, che ci assicura di aver "Messo dei segnali lungo la strada ad ogni bivio, così se anche non sono sicuro li vediamo e lo seguiamo".
Geniale.
Se non fosse che i suoi segnali erano questi (Come abbiamo avuto l'orrore di vedere dopo un venti minuti di camminata)
Giuro che all'inizio abbiamo tutti pensato ci prendesse in giro.
Perché dai, chi può essere tanto furbo da mettere dei fiocchi BIANCHI in mezzo ad un bosco COPERTO DI NEVE?
Poi quando abbiamo capito che era serio, ossia che avremmo dovuto passare la camminata in cerca di fiocchi bianchi abbiamo cominciato a preoccuparci, ma solo un tantino...

Quando invece siamo arrivati ad un sentiero largo mezzo metro, infangato ed in pendenza, sulla cui destra qualche albero a cui aggrapparsi e alla cui sinistra una bella caduta di 3-4 metri dentro un torrente sassoso abbiamo cominciato a preoccuparci parecchio.

E quando #Guida ha detto "Okay, quella è la strada" è partito il panico.

#Qualcuno: Ma stai scherzando??
#Guida: Perché? Scusate, è un sentiero di montagna, dov'è il problema?
#Qualcuno: Che se scivolo mi ammazzo?
#Guida: Ma va, perché dovresti scivolare? E poi comunque non è così alto!
#Qualcuno: Ma tu sei rincoglionito, mica avevi detto che era una passeggiata di un'oretta tranquillissima?
#Guida: Ma infatti, dov'è il problema?
#Qualcuno: Che stiamo camminando da quaranta minuti ed il rifugio ancora non si vede, che il sentiero non si vede per colpa della neve, che vuoi ammazzarci tutti passando per di là.
#Guida: Ma no, tranquilli, sono cento metri, poi siamo quasi arrivati...

Mugugnando, ci apprestiamo ad andare avanti.
Ad onor del vero c'è da dire che in effetti era MENO peggio di quanto non sembrasse: il fango era quasi del tutto solidificato, quindi rischio di scivolare poco, ed eravamo talmente nel sottobosco che la neve non era arrivata su quel sentierino.
Ad onor del vero non erano nemmeno cento metri, ma un bel po' di più
E ad onor del vero ho visto #AmicoE della prima storia rischiare di ammazzarsi scivolando, e non so con che riflessi è riuscito ad abbracciare una pianta accanto a lui prima di rischiare di tornare a valle rotolando nel letto del torrente.
Parecchio nervosi (Ci siamo spaventati da morire tutti) proseguiamo, usciamo dal tratto a picco sul torrente, e ci inoltriamo nuovamente nel bosco.
Bosco in queste condizioni, divertitevi voi a trovare i fiocchetti bianchi, con la luce che ormai sta salutandoci, dato che ormai sono sei...
E anche il sentiero, già che ci siete!
Sempre più infreddoliti proseguiamo un'altra mezz'ora, ma il rifugio ancora non si vede. Andiamo avanti. E proseguiamo. E ancora niente.
Ed ormai è buio.
Grazie a Dio, il nostro geniale #Guida aveva portato delle fiaccole per la fiaccolata di mezzanotte (Non delle torce a pile, per carità. Fiaccole. In dodici circa avevamo tre fiaccole ed una minitorcia che un nostro amico aveva montato sul berretto, non chiedetemi come), che a malincuore ("Ma così non le avremo per la fiaccolata..." "Taci!") ci cede, dato che ormai comincia a non vedersi un tubo, e fa sempre più freddo.
Vengo promosso apripista (Per carattere sono ottimista finché non mi accorgo di essere davvero nei guai, quindi anche in questa situazione mentre la maggior parte del gruppo cominciava a preoccuparsi ed incazzarsi seriamente con #Guida, io tentavo di sdrammatizzare, e quindi mi sono offerto di guidare la fila, dato che #Guida aveva preso anche lo zaino di #AmicaI, che non riusciva più a portarlo) e proseguo, con il sentiero fortunatamente molto più visibile rispetto a prima.
La cosa preoccupante è però il fatto che "teoricamente" dovevamo fare un pezzo nel bosco, uscire, farci un costone sul versante della montagna (Detto così sembra chissà cosa, è semplicemente un pezzo di montagna senza alberi :P), rientrare nel bosco, e finalmente sbucare in cima al rifugio.
La domanda che aleggia nell'aria è...

Perché stiamo camminando ormai da QUASI DUE ORE, e non siamo ancora usciti dal bosco?
Anche se, vista l'affidabilità della guida è capace che il costone se lo sia sognato, e che il rifugio sia effettivamente vicino.
Pochi minuti dopo, in effetti, ho come l'impressione di vedere qualcosa...

#Edhel: Ragazzi, mi sembra di vedere la fine del bosco!
#Guida: Ecco, visto? Ve l'avevo detto che eravamo quasi arrivati!
#Qualcuno: Quindi ci siamo?
#Guida: Sì, sì, sono passato di qui stamattina, questo pezzo me lo ricordo, ci siamo quasi!
#Edhel: Dai, su, qualche minuto e ci siamo!

Proseguiamo a passo spedito (La vista della meta ci ha spinti a dare il massimo), ed una volta passato il bosco...

#Edhel: Ma...Ma... Dove cazz...
#Guida: Ecco, giusto! Ci siamo, perfetto!
#Edhel: Ma scusa... Ci siamo dove? Dove lo vedi il rifugio?
#Guida: Là! [Indica una croce in cima alla montagna, che effettivamente è ad un centinaio di metri dal rifugio. Peccato che noi siamo molto, ma moooooooolto più lontani. E soprattutto non sappiamo come arrivarci, dato che l'impressione è di essere su di una montagna accanto]
#Tutti: Ma là dove? Siamo lontanissimi!
#Guida: Ma no, tranquilli, siamo quasi arrivati!
#Qualcuno: Sì, ma tu hai detto che l'hai fatta stamattina in un'ora! Quindi da qui quanto manca?
#Guida: No, ho detto che ci sarebbe voluta un'oretta, ma visto che voi siete lenti ci stiamo mettendo un casino...
#Qualcuno: Guarda.... No, lascia perdere... Quanto manca?


#Guida: A boh, io stamattina sono arrivato fin qua perché era la parte in cui ci si poteva perdere, da qui avanti è facile e non l'ho fatta, ma manca poco!

[Continua]

mercoledì 17 ottobre 2012

Una botta all'autostima (Aka: vi presento la mia ragazza)

Qualche sera fa, con l'entusiasmo di un bambino il giorno di Natale, ho scritto un messaggio alla mia ragazza, per farle sapere di avere aperto questo blog.
Lei mi conosce, e sa come sono fatto, quindi quando sente di qualche nuova iniziativa normalmente non le da peso, perché sa che purtroppo io tendo a parlare di mille cose che vorrei fare, ma che alla fine raramente faccio effettivamente qualcosa.

Però questa volta ammetto di averla presa alla sprovvista, e quindi mi ha chiesto -piuttosto spaventata- l'indirizzo. Glielo do, e aspetto commenti ed opinioni.
Questo è uno scambio di messaggi di ieri sera.
Premetto che la mia ragazza è brutale.

#Morosa: (Avrei voluto chiamarla #AmataRompiballe, ma sarebbe andato in conflitto con #AmicaR della storia precedente, e #RagazzaEdhel con #RagazzaE, sempre dell'altro viaggio -ma che culo!-... Mentre semplicemente #Ragazza mi sembrava un po' troppo generico, come se fosse una di tante, quindi questo è il nome che da oggi in poi si porterà dietro). Dimostri 12 anni.
#Edhel: Ma come?
#Morosa: Sembri una persona molto diversa e molto più noiosa.
#Edhel: Ma come?
#Morosa: Non lo so... Sei lento, un po' noioso... Boh
#Edhel: ç_ç
#Morosa: (infierendo) Sei un po' palloso, ecco, non hai lo spirito... In real life rendi meglio...
#Edhel: Magari è perché conosci già la storia e ti ha stancata...
#Morosa: Non credo, quando la racconti dal vivo usi termini molto differenti, fai ridere molto di più...
#Edhel: Aspetta che ti mando la parte 2 della storia via mail così mi dai un'opinione.

10 minuti dopo

#Morosa: Le battute sono un po' scontate... Non perché conosco già le tue, ma perché sanno di già visto... E alcune sembrano persino forzate. E anche la frase finale sembra forzata, accessoria...
#Edhel: E vabbè, ma le battute mica le ho create sul momento! E manco le ho dette tutte io...
#Morosa: Eh, allora tu ed i tuoi amici siete cheesy.
#Edhel: Sai che domani scriverò un post su di te e le tue critiche?
#Morosa: Provaci e ti spezzo una gamba. Con un attizzatoio.
#Morosa: Ecco, comunque ho capito dov'è il problema... Hai questi ampli spazi descrittivi alla Bovary, ed un po' noioso per un blog...
#Edhel: Bovachi? (Il giorno dopo ho capito di cosa parlava, ma era tardi a quell'ora, chiedo perdono)
#Morosa: Toh, alla Flaubert se ti piace di più... Intendo dire che tagli i contatti con i lettori. Non è un libro, è un blog. Metti troppi spazi, intesi come pause nella narrazione.
#Edhel: Vabbè, ci penso domani... Adesso è tardi, e so che stanotte sognerò te che prendi a badilate il blog.
#Morosa: Sai che in fondo ti voglio bene lo stesso, vero?
#Edhel: Hai assassinato la mia autostima.
#Morosa: ...
#Edhel: ...
#Morosa: Ho preso i nachos e la salsa per sabato.
#Edhel: Ti amo!

Prevedo un attizzatoio in arrivo.
In effetti anche io a rileggerlo non ero convinto al 100% di come suonava, però purtroppo faccio fatica a cambiare il mio stile di scrittura (Troppe fanfictions? O sono semplicemente noioso? :P).
Vabbè, mal che vada prendo #Morosa e la obbligo a betarmi i post... Se l'è cercata!

lunedì 15 ottobre 2012

Queste vecchiette...

Vivo in una villetta in un paese in provincia di #Cittàadaltezzavariabile, con un bel giardino collegato alla casa di mia nonna, che vive da sola.
Le due case sono collegate mediante un citofono, quindi se a noi serve qualcosa citofoniamo di là e viceversa. La questione fin qui è abbastanza semplice.
Mia nonna, però, ha un grosso difetto. Non vuole mai disturbare o far preoccupare la gente, la qual cosa causa spesso più casini, incazzature e preoccupazioni di quanto causerebbe se non si comportasse  così, come per esempio una volta che era in vacanza con il nonno, li abbiamo chiamati per sapere come andasse e la risposta fu "Tutto bene", salvo poi scoprire due ore dopo che mio nonno era stato ricoverato d'urgenza per una reazione allergica ad una puntura d'ape, e che lei, quando l'avevamo chiamata, era al pronto soccorso, ma non ci aveva detto nulla "Perché non volevo che vi preoccupaste e rovinarvi le vacanze".

Ora... Casa nostra è su due piani, ed ha un ingresso per piano. Il piano interrato dà sul giardino, mentre al piano terra da sulla strada. Camera mia è al piano terra, ed ovviamente quando sono in casa da solo, in camera a studiare, chiudo a chiave la porta del piano interrato, perché non si sa mai.

Fatto questo preambolo, da qualche giorno il decoder di SKY di mia nonna non funziona: continua a restituire un errore del tipo "Non trovo il segnale dalla parabola" o qualcosa del genere.

Io sono in camera che studio allegramente per i cazzi miei, quando all'improvviso sento partire da qualche parte un allarme. Non ci do molto peso, ogni tanto capita che per un motivo o per l'altro nei dintorni suoni un allarme, in genere nel giro di qualche secondo smette.
Dopo trenta secondi ancora va avanti.
Ma chi è il cretino?
Aspetto ancora un attimo, poi ho un'epifania.
Quello che sta suonando è l'allarme di casa mia!

Corro all'ingresso al piano interrato, e vedo mia nonna nel panico totale con le chiavi e le chiavi dell'allarme (Da quando le ha?) che sta cercando in tutti i modi di farlo smettere, assieme a due tizi che mi guardano in modo strano.

#Nonna: Ah, ma allora sei in casa!
#Edhel: (Mentre le strappo di mano le chiavi e disattivo l'allarme) Certo che sono in casa, dove credevi che fossi?
#Nonna: Eh, che ho visto la porta chiusa a chiave ed ho pensato non ci fossi...
#Edhel: Nonna, ci sono tutte le finestre aperte, tra cui camera mia, come farà a non esserci nessuno? (Penso: vabbè che quando tu esci se ti ricordi di chiudere la porta principale è un miracolo, figuriamoci le altre e le finestre, ma noi no!)
#Nonna: No, è che però qui era chiuso, quindi ho pensato non ci fosse nessuno, e dovevo entrare, e quindi stavo togliendo l'allarme...

Ah, già, l'allarme! Dovete sapere che quando parte quello di casa mia, arriva una telefonata a mio padre, mia madre, mia nonna e qualcun'altro che non ricordo, e che la procedura per dire alla maledetta macchinetta "è tutto okay" richiede una laurea in ingegneria elettronica ed un master in elettronica.
In quel momento squilla il telefono, ed è mia madre che mi chiede che diavolo sia successo. Le spiego tutto, e dopo svariati insulti alla nonna mi spiega come dare l'okay all'allarme (Che se non glielo dai entro tot tempo non so cosa succede, ma non è bello).
Vado al centralino, faccio tutto, e....

Riparte la sirena, assordando il vicinato, che tra poco mi aspetto mi tiri un RPG sulla casa.

Richiamo mia madre, mi faccio rispiegare la procedura e scopro che l'allarme è ripartito perché quando l'ho disattivato la porta d'ingresso non era stata chiusa. Scendo, e trovo mia nonna e i due tizi (Che a quanto ho capito erano elettricisti) sulla porta che chiacchierano. Li spingo in casa, blocco la sirena, chiudo la porta, torno al pannello e finalmente disattivo quel cavolo di allarme.

#Edhel: Nonna, ma non potevi citofonare invece di presumere che non ci fosse nessuno? L'abbiamo messo apposta!
#Nonna: Eh, ma non volevo disturbare.
#Edhel: (Penso: No, infatti, non hai disturbato proprio nessuno! Mi avessi citofonato 30 secondi ed eravate in casa, invece abbiamo perso dieci minuti così per sport!) Dico: Vabbé, non è niente, la prossima volta però citofona, anche perché il nostro allarme è diverso dal tuo, e non sai come disattivarlo.

In pratica tutto 'sto casino perché gli elettricisti volevano provare a sostituire il nostro decoder con il suo per vedere se era rotto lui oppure l'antenna.

#Edhel: Fammi capire, Nonna, tu stavi portandoli in casa a sostituirci il decoder senza sapere dove si trovasse?
#Nonna: Eh, ma lo trovano loro?
#Edhel: Nonna, è imboscato in un solaio che o sai che è lì o non lo trovi manco in una settimana!
#Nonna: Eh, ma loro sono i tecnici.
#Edhel: Va bene, ma non hanno un radar cerca-decoder in testa... Non potevi telefonare a me o alla Mamma, che almeno -se non fossimo stati in casa- ti dicevamo cosa fare e dove cercare?
#Nonna: Eh, ma non volevo disturbare...

Eh, vabbè...
Alla fine della fiera mostro il decoder ai tecnici, che nel tentativo di staccare uno spinotto riescono a romperlo, ma "forse ne abbiamo uno nel camion".
Fortunatamente lo avevano.

Finito il lavoro (Era il decoder di mia nonna che non funzionava) li calcioroto fuori dalla porta, Richiudo a chiave, e mi rimetto a studiare.
Tra tutto ho perso tre quarti d'ora in allegria, quando bastavano dieci minuti.
Io non sarò il massimo della concentrazione quando c'è da studiare, ma diciamo che il mondo non mi aiuta!

venerdì 12 ottobre 2012

Recenzione: A Natural Disaster - Anathema

Visto che ne ho già parlato nel post d'introduzione, e che comunque la musica è una mia grande passione, quando ho aperto il blog (aka: settimana scorsa) ho pensato di parlare ogni tanto anche di musica, e di fare delle pseudo-recensioni di album che per me meritano.

Subito in chiaro una cosa: non sono delle vere recensioni, dato che non sono un musicologo né un musicista, e non ho alcun tipo di competenza, se non passione e un buon numero di ascolti alle spalle, quindi è possibile che dica una valanga di cavolate. Se così notaste, sarebbe carino farmelo notare, purché non sia sulle opinioni, che rimangono mie ;-)

Quindi, inauguro questa rubrica musicale parlando dell'album che da il nome a questo blog, ossia "A Natural Disaster" degli Anathema.

Gli Anathema sono un gruppo inglese, i cui membri principali sono Vincent (chitarra e voce) e Daniel (chitarra) Cavanagh, due fratelli inglesi di Liverpool, fondato nel 1990 sotto il nome di Pagan Angel.
L'anno successivo cambiano nome in, appunto, Anathema, ed entrano prepotentemente nella scena del Doom Metal, contribuendo a posare le basi del genere assieme ad altri gruppi come My Dying Bride, Candlemass e Paradise Lost.
Dopo due album e due EP, nel 1996 esce Eternity, che segna un netto distacco con il passato, e che è molto più improntato verso il Progressive/Alternative Rock, e getta le basi per quello che è ora il sound tipico degli Anathema.


A Natural Disaster esce nel 2003, dopo A Fine Day to Exit (2001) e soprattutto quello che considero il capolavoro degli Anathema, ossia Judgement (1999).
Il suono ha ormai abbandonato definitivamente il Doom Metal, rispecchiandosi in qualcosa di definibile Alternative Rock, nonostante sia ormai bene riconoscibile lo stile Anathema, ossia atmosfere malinconiche, voce di Vincent Cavanagh leggera e soffusa, con tappeti di tastiere e ritmica a porre le basi sulle quali Daniel  disegna trame con la sua chitarra.
Si segnala, inoltre, il debutto di Lee Dougas, sorella del batterista, come seconda voce, ed in alcune canzoni l'impatto è veramente stupendo, tra le quali la canzone che da il titolo all'album, la malinconicissima A Natural Disaster, cantata interamente dal nuovo membro della band.
Tracce che meritano citazione sono Closer, pezzo veramente strano, con la voce di Vincent distorta all'impossibile, la già citata A Natural Disaster, Flying, Pulled Under at 2000 Metres a Second, il pezzo più "grintoso" dell'album e sicuramente Are You There. Soprattutto Are You There
Ve la consiglio davvero, è uno dei pezzi più belli io abbia mai ascoltato, e sicuramente tra i migliori degli Anathema.
Dolci melodie, una voce malinconica, chitarre e tastiere che strizzano spesso l'occhio a Pink Floyd e Radiohead, pur sempre mantenendo uno stile assolutamente personale, in un percorso iniziato con Eternity (1996) e proseguito album per album, fino all'odierno Weather System (2012), di cui A Natural Disaster è pietra miliare.

Per amanti degli ultimi Anathema (come il sottoscritto) questo è sicuramente un gran bell'album, anche se, per me, non raggiunge il livello di Judgement, e viene superato anche dal successivo We're Here Because We're Here (2010), ma c'è da dire che tra i due album passano sette anni, per via di problemi a trovare un'etichetta discografica.
Purtroppo questa band ha avuto seri problemi sul suo percorso musicale, perché il suo nome è rimasto legato al Doom Metal, per quanto non lo suonino da ormai più di quindici anni, e si trova in una specie di limbo, perché all'esterno del Metal viene visto come gruppo "metallaro", mentre all'interno viene dagli integralisti del Metal come "Non metallaro", ed infatti questa band non ha mai raggiunto il successo che si merita.

Io penso agli Oasis, gruppo simile per storia (Parte Metal esclusa) e provenienza... Con tutto il bene che gli voglio, per me gli Anathema gli danno tre giri, eppure non li conosce nessuno...
E vi assicuro che non sono ASSOLUTAMENTE un gruppo Metal, anzi! Sono piacevolissimi da ascoltare, pur se presi nel periodo giusto. Vi sconsiglio vivamente Judgement e le sue atmosfere malinconiche al mare, stonerebbe.
Detto questo, vi consiglio di dare un'ascoltata all'album.
Merita.


P.S.
Ah, tra l'altro, per chi fosse interessato, gli Anathema suonano dopodomani sera vicino a Torino!

mercoledì 10 ottobre 2012

Strada senza nome #2

179.5 chilometri dopo...

E: "Oh, cazzo l'uscita!"
In quel momento mi trovavo in terza corsia a circa 130 all'ora, nel sorpassare una macchina, quando uno sguardo al TomTom mi fece notare che mancavano pochissimi metri allo svincolo che avrebbe dovuto portarci dalla A7 ad un'altra autostrada...
Inutile dire che buttarsi da sinistra verso destra e decelerare ad una velocità tale da uscire senza schiantarsi sul guard-rail era un'impresa di notevole difficoltà, e quindi decisi pragmaticamente di tirare dritto.

#AR: "E ora che si fa?"
#E: "Beh, usciamo alla prossima, rientriamo e torniamo all'uscita che abbiamo perso no?"
#AE: "Ma sì, alla fine perdiamo venti minuti al massimo, nulla di grave!"

Il viaggio, nel frattempo, aveva portato alla scoperta di un portaCD vecchio di secoli, in cui ritrovammo una serie di CD masterizzati da me tra la seconda media e la seconda liceo, quando i miei gusti musicali erano qualcosa di definibile tra l'agghiacciante ed il bimbominkia.
Giuro che ancora oggi mi vergogno nel vedere quei CD...
All'ascolto della versione remixata di Geordie fatta da Gabry Ponte, #AE, che a momenti ha un altarino di De Andrè in camera, ha minacciato prima di definestrinarmi (Ma la mediazione di #RE, con opposizioni del tipo "Sta guidando, sarebbe pericoloso", "Ha lui le chiavi di casa" e "Lo facciamo al ritorno" lo ha convinto a desistere) e mi ha augurato di morire tra atroci tormenti costretto ad ascoltare Vasco Rossi per l'eternità.

Ma torniamo a noi...
Qualche chilometro dopo lo sbaglio, vediamo l'uscita successiva, la imbocchiamo. Usciti dall'autostrada c'è una piccola rotonda, dalla quale si può riprendere direttamente la A7 in direzione opposta.
Ma sarebbe troppo facile, no?

#TomTom: "No, non rientrate in autostrada! Non vedete che c'è una bellissima strada provinciale che taglia e vi porta direttamente a destinazione?"
#E: "Ma sei sicuro? Per me l'autostrada è più veloce..."
#TT: "Ma scherzi? Non vedi che seguendo il mio fantastico percorso risparmiate ben 8 minuti?"
#E: "Eh, ma io mi perdo..."
#TT: "Ma come ti perdi? Ci sono qua io, vai tranquillo!"

Avessi conosciuto prima Davide Bianchi avrei pensato "Tranquillo è morto [azione immorale per taluni] e suo fratello è ancora in prigione", ma all'epoca ero ancora un allegro ottimista, pronto a fidarmi del TomTom, e dopo un rapido consulto con #AE #AR (#RE stava studiando sul sedile posteriore e non ha partecipato alla discussione) decidiamo di imboccare questa fantastica scorciatoia.

Entriamo in quella che sembra una normalissima strada provinciale, e proseguiamo a velocità tutto sommato normale per circa un venti minuti, quando #RE, riemersa dai suoi libri, ci fa notare una cosa:

#RE: "Ma non vi sembra strano che da quando abbiamo preso questa strada non abbiamo incontrato una macchina in direzione opposta?"
#E: "Vabbè, è una provinciale al giovedì all'ora di pranzo, chi vuoi che ci sia in giro?"

Proseguiamo, proseguiamo, proseguiamo... Fino a che la strada comincia pericolosamente a restringersi, ed i guard-rail a diradarsi, mentre sulla nostra destra cominciamo a vedere... Precipizi?
Eh?

Con la coda dell'occhio vedo il TomTom che ridacchia malevolmente, ma mi illudo sia un'impressione.
Fino a che arriviamo ad un punto in cui la strada si riduce ad una mulattiera, asfaltata probabilmente dai romani un paio di millenni fa, larga giusto giusto perchè ci passasse la mia macchina. Ci scambiamo sguardi preoccupati, ma ormai fare inversione è impossibile, e quindi siamo costretti ad andare avanti.
Fino a che arriviamo ad una specie di spiazzo in cima ad una salita. Da lì un panorama stupendo...


#E: "Cazzo, che bel panorama!"
#AE: "Bellissimo! Qui urge pausa sigaretta... E peccato non avere una birra, sennò c'era da campeggiarci qui..."
#AR: "Ma veramente, merita!"
#RE: "..."
#E: "Che c'è?"
#RE: "..."
#AE: "Tutto bene? Hai mal d'auto? Stiamo qui un po'?"
#RE: "Ma noi non dovevamo andare al mare?"
#AE, #E, #AR: "..."
#RE: "Dove cazzo siamo finiti?"
#AE#E#AR: "..."
#AR: "A occhio e croce tra i monti intorno ad Alessandria..."
#AE#E#RE: "..."

In quel momento mi squilla il telefono. Si tratta, ovviamente, di mia madre.

#M: "Allora, Edhel, siete arrivati?"
#E: "Eh, non proprio..."
#M: "Come non proprio? Trovato coda?"
#E: "Eh, no, quella quando abbiamo attraversato Milano... Ora siamo da qualche parte sui monti intorno ad Alessandria..."
#M: "Avete attraversato Milano? I monti intorno ad Alessandria? Ma che..."
#E: "Eh, abbiamo seguito il TomTom..."
#M: "Sei un deficiente. Chiamami quando arrivi."
Clic

Dopo questa allegra conversazione ci rimettiamo in viaggio (Sarebbero anche le 14.30, stiamo crepando di fame e se quel [censura] di un TomTom non ci avesse fatto sbagliare ben DUE volte saremmo già arrivati da un bel pezzo), e la strada si fa sempre più stretta. Sempre meno asfaltata. Più stretta. Meno asfaltata. Più stretta. Cos'è un guard-rail? I cellulari non prendono.
L'ho detto che si fa sempre più stretta?

Per farla breve, avanziamo a 20 km/h, dato che il fondo stradale è impraticabile, i cellulari hanno campo un minuto sì e venti no, non c'è un guard-rail manco a pagarlo, e sulla destra... Beh, avete visto le foto prima, no?

Finchè arriviamo ad un cartello.

ATTENZIONE: PONTE PERICOLANTE

Silenzio.
Panico.
Risatine nervose.
"Ma dai, come dire che il ponte crolla con noi sopra"
"Ma sì, basta attraversarlo piano"
"Moriremo tutti"

L'ultima ripetuta più e più volte a turno da tutti.
Intanto il TomTom segnala gongolante "Strada senza nome", indicando che prende un satellite ogni tanto e pure male.
Proseguiamo, ormai parecchio scossi, finchè entriamo in una specie di bosco... Proseguiamo qualche chilometro (Sempre tra i 20 e i 40 km/h), fino ad arrivare al famoso "ponte pericolante", che in effetti così pericolante non è.
Perchè è FOTTUTAMENTE CROLLATO.
Un cazzo di ponte di pietra (Con tutta probabilità costruito anche lui dai romani) su un cazzo di rigagnolo in mezzo a questi cazzo di monti in mezzo ad un cazzo di nulla.
Ed è CROLLATO.

"..."
"..."
"..."
"..."
"...Merda"

Il TomTom ormai ride che lo sentono ad Aosta. Noi un po' meno.
La cosa positiva è che le bestemmie tirate da #AE non ci fanno fulminare, quindi vuol dire che se c'è qualcuno lassù almeno è comprensivo.

Ma improvvisamente, #AE, vede accanto al ponte un motorino. WTF? E guardando meglio, vediamo che tra le rovine del ponte c'è un tizio con una pettorina gialla, probabilmente un operaio. WTF???

#AE scende coraggiosamente dalla macchina, mentre noi ci aspettiamo di vedere sbucare da un momento all'altro dai boschi una banda di elfi/predoni longobardi sopravvissuti nei secoli/orchetti e che l'operaio nel torrente sia solamente una trappola per farci fermare (Non che potessimo tornare indietro, comunque...)
E invece no... L'operaio spiega con tutta calma ad #AE che il ponte era vecchio, e che l'hanno fatto crollare per evitare che ci pensasse lui da solo, magari con una macchina sopra...
A parte che mi sono chiesto CHI potesse essere tanto idiota da prendere una strada simile oltre a noi, la domanda da un milione di € a questo punto è...

#AE: "Eh, sì, tutto bello, ma.. Noi a 'sto punto che facciamo?"
#O: "Mah, o guadate il torrente o tornate indietro"
#AE: "Ma come guadare il torrente?"
#O: "O guadate il torrente o tornate indietro"
#AE: "Ma se la macchina non risale l'argine?"
#O: Eh, allora si chiama il carro attrezzi" (Sì, e come cazzo ci arriva qui il carro attrezzi? Volando?)

Messi di fronte alla dura scelta se guadare il torrente pregando Cthulhu di mandarcela buona, o se rifarci le ultime due ore di macchina, per tornare al punto di prima, ci facciamo coraggio e ci lanciamo al guado!


Il problema non era tanto il guado in sé, che come potete vedere alla fine era un rigagnolino... Il problema è che per guadare bisognava prima SCENDERE dal livello della strada al fiume, e poi RISALIRE dall'altra parte, scalando un'argine fangoso con una buona pendenza...
Faccio scendere i miei passeggeri (Che mi sfanculano, dato che l'argine fangoso a piedi non vogliono farselo) e mi butto. La discesa non è un problema, il guado neppure... Ma mentre provo a risalire (cercando di farlo piano piano per evitare di perdere grip) ovviamente la macchina non gradisce e si spegne. Inchiodo per evitare di andare all'indietro e di stirare l'operaio che intanto è lì che ci guarda allegramente (Cazzo guardi? Ma dacci una mano, no?).
Ci riprovo, e al terzo tentativo finalmente le ruote fanno presa e riesco a risalire l'argine. I miei compagni di viaggio tornano a bordo, e -scossi- ci rimettiamo in marcia, terrorizzati da quello che questa strada senza nome ci butterà addosso, e senza la più pallida idea di dove fossimo e quanto mancasse, dato che il TomTom ormai delirava.

Fortunatamente dopo il fiume niente più ostacoli grossi, anzi, qualche chilometro dopo, la strada ha anche ripreso un'asfaltatura decente, e dopo una mezz'ora ci siamo ritrovati in un centro abitato...
Il TomTom, deluso per non essere riuscito ad avere le nostre teste, decide allora che tanto vale riprendere a funzionare, e scopriamo di essere a pochi chilometri da un'uscita dell'autostrada. Ci buttiamo subito dentro, e ci fermiamo al primo autogrill (Che ormai si erano fatte le 15.45) dove sbraniamo qualsiasi cosa troviamo.
Una mezz'oretta dopo ci rimettiamo in viaggio, e finalmente ad un orario indecente riusciamo ad arrivare al mare.
Un viaggio che sulla carta avrebbe dovuto richiedere tra le 2.30 e le 3h ne ha impiegate quasi il doppio...
E fortunatamente non avevo dimenticato le chiavi di casa.


martedì 9 ottobre 2012

Strada senza nome #1

Allora, ho deciso di iniziare raccontando un aneddoto storico, che è uno dei miei cavalli di battaglia dato che penso di averlo raccontato un miliardo di volte...

Premessa: i miei nonni paterni hanno una casa al mare, a #Paeseinutile, in Liguria. Quando ero piccolo, io e la mia famiglia passavamo in genere due o tre settimane ogni estate in quella casa, dato che era facilmente raggiungibile, a pochi (ma faticosi) metri dal mare (Chi conosce la Liguria sa cosa intendo) e soprattutto era un posto che più tranquilli di così si muore.
Qualche anno dopo, però, mio nonno ha subodorato l'entrata in vigore delle tasse di successione, e quindi per anticipare un po' i tempi, ha intestato le proprietà ai suoi due figli (Mio padre e sua sorella), e quindi la casa al mare è diventata formalmente di mia Zia, e da lì abbiamo smesso di andarci... Non perchè in cattivi rapporti con la Zia (Anzi!) ma semplicemente perchè abbiamo iniziato ad andare al mare da un'altra parte assieme ad un'altra Zia, sorella di mia madre, e figli.
Quindi tutto questo preambolo -Lo so, sono prolisso- per spiegare che non andavo in quella casa da quando avevo circa 8 anni...

Flash-forward.
Estate 2008.
Giugno.

In università avevo da poco conosciuto #AmicoE, e dopo aver studiato come due pazzi per la sessione di Giugno (Da noi non si faceva quella di Luglio) decidiamo che sarebbe bello andare da qualche parte al mare assieme ad altri nostri compagni di università per rilassarsi.
Parlandone con i miei genitori, mi viene ricordata la casa a #Paeseinutile, e dopo aver chiesto il permesso a mia Zia, decidiamo di partire.
Dopo aver sentito vari compagni di università, che però dovevano quasi tutti fare un appello qualche giorno dopo, raccattiamo #AmicaR, che come noi aveva già dato quell'esame, e si unisce anche la (allora) ragazza di #AmicoE, qui nota come #RagazzaE.

Io ed #AE avevamo deciso di dare tre esami a quell'appello... I primi due decisamente tosti ed il terzo pesantissimo.
Ma eravamo riusciti solo a preparare i primi due: poi ci rimanevano cinque giorni per il terzo prima della partenza per il mare (Non potevamo partire il giorno dopo perchè #AR poteva stare via solo fino al giorno X+4, e se avessimo posticipato ci saremmo fatti solamente due giorni di mare pieni).
Quindi il piano era: studiamo per l'esame, ci presentiamo, vediamo che domande fa, e se ce la sentiamo aspettiamo il nostro turno, altrimenti si parte.... (Purtroppo l'esame in questione era un orale).

Il giorno della partenza, ci presentiamo in Università con la macchina già carica dei bagagli, e dopo aver raccattato #RE.
Entriamo in aula.
Dopo aver ascoltato cinque domande ci guardiamo.
"Tu la sapevi quella?"
"No. Tu?"
"Nemmeno. Quella prima?"
"..."
"..."
"Mare?"
"Fanculo, sì"

Carichiamo in macchina anche #AR, che nel frattempo se la rideva, avendo già dato l'esame, e partiamo.

Ora, premessa...
Io ho un BUON senso dell'orientamento, ma con un minuscolo, piccolo bug.
La prima volta che vado in un posto (se guido io), che sia il paese a due chilometri dal mio, o una città straniera, io mi perdo.
Sempre. Comunque. Dovunque.
Non importa che io abbia tre TomTom, due computer ed un cellulare collegati a Google Maps.
Io la prima volta mi perderò SEMPRE.
Dalla seconda in poi, però, posso arrivarci anche senza guardare...

Fatta questa doverosa premessa, impostiamo il TomTom su #Paeseinutile, e al grido di "Fanculo l'università" partiamo per quelli che dovevano essere cinque allegri giorni di mare tra amici.

Il simpatico TomTom ci fa immettere nell'autostrada, e prendere la A4 in direzione Milano, che dopo un po' raggiungiamo.
Milano è una città in cui ero stato forse tre volte, MAI guidando e soprattutto che odio con tutto me stesso.
Ma visto che nessuno di noi quattro poveri scemi ha mai guidato a Milano, quando in tangenziale ci dice di uscire, nessuno di noi si scompone (Dopotutto il TomTom ha ragione, no?), dato che venendo dal nord-est supponiamo che per andare in Liguria si debba circumnavigare Milano.
Ecco, il mio TomTom purtroppo non lo supponeva.
Secondo il mio TomTom la soluzione ideale per andare da un lato all'altro di Milano è attraversarla tutta.
Da destra verso sinistra.
Prendendo ogni singolo semaforo.
Rosso.

Purtroppo ce ne accorgiamo solamente dopo qualche minuto, e l'idea di fare inversione non ci sfiora nemmeno (Siamo giovani, ci teniamo alla vita), decidiamo dunque di seguire le indicazioni del TomTom, che a questo punto si è già preso una sfilza di bestemmie, e dopo che l'umore era precipitato sotto i tacchi (Provate voi ad attraversare Milano da parte a parte un qualsiasi giorno feriale) in qualcosa come un'ora e mezza sbuchiamo dall'altra parte.
Ironizzando sul fatto che senza aver sprecato quel tempo a momenti saremmo già a #Paeseinutile, ci immettiamo sull'autostrada verso Torino.
E qui io pronuncio la fatidica frase.

Edhel: "Ragazzi, tra 180 km dobbiamo uscire, ricordatevelo e ricordatemelo, okay?"
#AE: "Sì, ma tranquillo, da qui a 180km ce n'è di tempo..."

Le ultime parole famose.


[Continua]

lunedì 8 ottobre 2012

A Natural Disaster

Eccomi qua...
Anni dopo una specie di tentativo, sui bellissimi blog "Live Spaces" offerti da MSN, ho deciso di riaprire un mio blog, ispirato anche ai numerosi blog che già seguo come lurker, e che -prometto- d'ora in poi cercherò di seguire e commentare...
Ho deciso di aprirlo soprattutto per me, come valvola di sfogo, come "memoria" (dato che ho l'inquietante tendenza di rileggere a distanza di tempo tutto ciò che scrivo, anche se irrilevante) e come spazio in cui scrivere pensieri, riflessioni, ma anche raccontare semplicemente eventi stupidi o divertenti che mi succedono, anche se temo di non averne al livello di alcuni blog che seguo, come quello di Bitmover o Trantor (a cui ho deciso di ispirarmi nel modo di chiamare le persone, spero non le dia fastidio!).

Il nome del blog... Beh, voglio subito sottolineare che io ho assolutamente ZERO fantasia quando si tratta di dare nomi. Zero.
Quindi, come sempre in questi casi, ho deciso di avvicinarmi alla mia collezione di CD, e vedere se c'era qualche titolo che mi ispirava, e subito l'occhio mi è caduto su un bellissimo album degli Anathema, intitolato appunto A Natural Disaster.
Non che non sia appropriato, per carità... Diciamo che sono abbastanza disastroso di mio, anche se spero di non rientrare nella categoria di "calamità naturale"...
...non di solito perlomeno...
Per trovare un url al blog invece, dato che anaturaldisaster era già preso, avevo pensato di aggiungere un "it" in fondo, per indicare la nazionalità, ma dato che mi suonava malissimo l'ho messo all'inizio...
Ma suonava anche peggio! Ho aggiunto una s, cambiando tra l'altro il senso della frase (Ho pensato dopo che forse "imanaturaldisaster" poteva sembrare più adatto, ma tant'è...) ma vabbè.. Alla fine quello che importa è il nome.

Ed ora le presentazioni.
Sono Edhel, 22 anni, e vivo nell'allegra #Cittàadaltezzavariabile, in una regione del nord Italia.
Studio Economia (o ci provo, per così dire) nell'università locale, e quindi vivo ancora a casa con la mia famiglia (che normalmente mi darebbe un sacco di spunti su cui scrivere, ma sfortunatamente #FratelloM è a #GrandeCapoluogo all'università, e quindi torna solo nei weekend, mentre #FratelloP ci ha salutati tutti ed è volato negli Stati Uniti a fare un anno di liceo, lasciando il maggiore dei tre in casa da solo...).

Beh, questo per ora è tutto... Adesso proverò a litigare un po' con blogspot a vedere come funzionano le varie opzioni e a formattare un po' il blog (Mi sembra un po' spoglio ora come ora).

Buona giornata a tutti! E magari una volta finito di sistemare tutto scriverò un post su un aneddoto ormai di qualche anno fa, ma sufficientemente delirante ;-)