mercoledì 24 ottobre 2012

Recensione: Oath Bound - Summoning

Chiudete gli occhi.
Chiudeteli, ed immaginate la Terra di Mezzo, immaginate la mortale distesa di ghiaccio dell'Helcaraxë, dove i Noldor spiaggiarono in seguito al massacro dei loro fratelli Teleri, maledetti dai Valar.
Immaginate i boschi del Doriath, le maestose grotte dei Nargothrond, dove Fingolfin, il più nobile di tutti gli elfi, creò il suo regno.
Chiudete gli occhi, e sentite il passo cadenzato degli orchi, durante la Nirnaeth Arnoediad, la Battaglia delle Innumerevoli Lacrime, sentite la disperazione degli Noldor, dei Sindar, degli umani, mentre l'oscurità cala su di loro.
Ascoltate il pianto degli abitanti di Gondolin, la Città Nascosta, mentre cade, rivelata dal tradimento dell'infame Maeglin, l'elfo scuro.
E mentre le navi fuggono dal Porto Bianco, cercando invano di raggiungere Valinor, la Città Beata, mentre le armate di Morgoth vittoriose distruggono tutto ciò che incontrano sul loro cammino, in lontananza si ode il suono del corno di Oromë, il cacciatore, con Manwë, alla testa dell'esercito dei Valar, giunti fin nella Terra di Mezzo per sconfiggere Morgoth, il Signore degli Inganni.
















Oath Bound è un CD del 2006 dei Summoning, gruppo Black Metal austriaco, composto da soli due membri, ossia Protector (Chitarra, voce, tastiere) e Silenius (Basso, voce, tastiere).
Il Black Metal è uno dei sotto-generi del Metal che non mi ha mai ispirato, ed infatti, oltre ai Summoning, posso dire di conoscere solamente i Fleurety, con il loro Min Tid Skal Komme, e ben poco altro (Forse qualcosina dei primi Ulver).
Quindi, quando un mio amico mi aveva parlato di un gruppo Black che faceva musica ispirandosi a Tolkien ero da un lato preoccupato che potesse non piacermi, mentre dall'altro mi incuriosiva parecchio, dato che di album validi su Tolkien se ne trovano ben pochi (Nightfall in Middle-Earth, anyone?).
Il loro primo album che ho ascoltato è Minas Morgul (1995), un capolavoro, che mischia sonorità tipiche del Black Metal ad uno stile personalissimo, che ha permesso negli anni al duo austriaco di affermarsi come realtà solidissima nel genere.
I Summoning, infatti, hanno mantenuto con gli anni una matrice di base Black, ossia chitarre distorte, quasi gracchianti, batteria molto ritmata (Ma -salvo rare eccezioni- senza l'ormai abusato blast beat), ma miscelandolo con tastiere epiche, cori potenti ed evocativi, un cantato sì black, ma comunque particolare.

Oath Bound è il loro ultimo CD, ed il titolo deriva dal Giuramento di Fëanor e dei suoi figli, evento chiave del Quenta Silmarillion, dato che dà il via all'esodo dei Noldor da Valinor, la Città Beata, verso la Terra di Mezzo, in cerca di Morgoth, il Signore degli Inganni che aveva rubato i Silmaril, uccidendo Finwë, padre di Fëanor.
L'album dura 69:08, quindi è molto lungo anche non solo per i canoni Black, ed è composto da 8 pezzi, magistralmente messi insieme dal duo austriaco.
Le sonorità Black dei primi album sono quasi un ricordo, per quanto la distorsione delle chitarre e della voce le richiamino, ma ormai i Summoning sono un gruppo quasi Ambient.
Il loro punto di forza, infatti, non è tanto la musica, ma l'atmosfera che trasmettono: ascoltare questo CD ad occhi chiusi è infatti un viaggio verso il mondo descritto da JRR Tolkien.
A tratti sembra quasi una colonna sonora, dove le maestose tastiere ci portano sotto la fortezza di Morgoth mentre tortura Huòr, ci strappano dalla realtà, per gettarci in pasto agli orchi ed ai loro canti di guerra.
Si tratta di un viaggio, ma questo, purtroppo, non è un CD per tutti.
La voce, specialmente quella di Silenius, non è per niente facile se non si è abituati a sentire lo scream, quasi gracchiante e malevola.
Le chitarre -a momenti- sembrano quasi grattare il disco, mentre la batteria, magistrale, può sembrare ossessionante a chi non è ben abituato al genere.
Sinceramente vorrei evitare di fare un track-by-track, per il motivo detto nella recensione precedente, ossia che non ho nessuna competenza in musica, e probabilmente risulterei ripetitivo e direi anche parecchie cazzate.
Però ci sono due canzoni che voglio assolutamente segnalare: la prima è Might and Glory, quarta traccia dell'album, e soprattutto la canzone finale, ossia la spettacolare Land of the Dead.

Questa si apre con delle malinconiche note di tastiere, che saranno la melodia principale di tutta la canzone, e che per quanto semplici trascinano subito nell'atmosfera voluta.
Dopo un attimo, ecco entrare anche la batteria e le chitarre, ad accompagnare la tastiera, mentre un flauto solitario risuona sopra tutto il resto, con una melodia che chiamare epica è riduttivo.
Ecco allora la voce di Protector, lontana e soffusa, cantarci i boschi e le terre mai calpestati da essere vivente.
La voce sembra eterea, a tratti straziata e straziante, a tratti pare quasi dolce, mentre la tastiera ripete senza soluzione di continuità il giro iniziale.
Fino a che tastiera e voce si placano, solo le chitarre continuano nel loro disegnare una terra vuota, arida e maledetta. Mentre il flauto torna a farsi sentire, sovrastando nuovamente tutto il resto, e dandoci un'idea di quello che sta per venire.
Perché dopo una ripetizione, al minuto 7:31, ecco che arriva.
Gli strumenti si fermano, anche le chitarre, che fino a quel momento non avevano mai smesso di tessere la loro trama tacciono.
Ed epico, maestoso, uno spettacolare coro si innalza.

"Upon the plain, there rushed forth and high
Shadow at dead end of night, and mirrors in the skies

Far far away beyond might of day
There lays the land of the dead of mortal cold decay"

E subito rientra la batteria, mentre la canzone prosegue, ed i Summoning raggiungono vette di epicità e atmosfera forse mai toccate nella loro discografia, per poi scemare in un finale da lacrime, dove il flauto solitario torna, per accompagnare il coro dei morti, che lentamente si spegne in lontananza, dolcemente, e strappa così l'ascoltatore dall'incantesimo tessuto dagli austriaci, epico e commuovente fino all'ultima nota.

Oath Bound è un disco particolare. Certamente difficile, soprattutto per chi non è "dentro" il Metal, e soprattutto non è abituato a sentire lunghi stacchi strumentali, cantato in scream, e atmosfere oscure.
Ma se vi piace Tolkien, e cercate atmosfere epiche e maestose, che vi possano portare dentro al suo mondo, allora vi consiglio caldamente di ascoltarlo, perché è secondo me un capolavoro.

4 commenti:

  1. Dopo questa sto correndo a "diversamente noleggiare" un po' di canzoni di questo duo e - soprattutto - vado a rileggermi il Signore degli Anelli che mi è venuta questa inspiegabile voglia.

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    1. Strano vero? Viene sempre anche a me quando li ascolto :P
      Comunque se ti piacciono ti suggerisco anche Minas Morgul e Let Mortal Heroes Sing Your Fame (anche se è l'unico album slegato a Tolkien merita da morire ;-) )

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  2. Complimenti, sei riuscito a far venire voglia anche a me di sentire intanto Minas Morgul e Oath Bound. Poi per il resto vedremo :) Anche se il black non e' esattamente il mio genere ...

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  3. Guarda, il black non è nemmeno il mio di genere, ma loro sono particolarissimi, e più vanno avanti meno sono black ;-)
    Se in Minas Morgul senti la provenienza (La prima, Lugburz è black puro), in Oath Bound omai è un lontano eco...

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